— 69 — Di lì a poco, presentato in Consiglio il decreto (proclamante ila sovranità di Vittorio Emanuele in Toscana onde cooperare alla formazione d’una Italia una e forte, portando alla grande Nazione risorta tutte le tradizioni della civiltà nostra, fu il 12 giugno approvato alla unanimità. Lo scopo dei proponenti, che agivano d’accordo coi rivoluzionari, era evidente: e sul principio non riscosse l’approvazione dei moderati e delle popolazioni rurali. Giorgini, Lambruschini, Galeotti1 e Peruzzi rimanevano ancora autonomisti, e teneri della toscanità. Richiesto al Cavour il consenso per pubblicare il decreto — da lui stesso desiderato — ila risposta fu negativa per le vive rimostranze del-P Imperatore Napoleone, a cui la fusione non piaceva affatto. A Bartolommeo Cini, uno de’ capi del partito liberale di S. Marcello Pistoiese, poi deputato all’assemblea e alla Camera, scrisse il Lambruschini2 : 1 Leopoldo Galeotti (1813-1884) di Pescia rappresentò anche lui parte notevole nel partito liberale moderato della Toscana. Giornalista anche nel 1848, deputato all’Assemblea, seguì 1’ indirizzo della scuola del Capponi e del Ridolfi, ai quali fu unito nel concetto di propugnare 1* indipendenza con gli scritti e 1 azione, ma di sostener la dinastia. Fu uno degli ultimi ad accedere nel 1859 all’annessione, ma poi dei più leali a sostenerla e predicarla. Deputato per la sua città natale fino alla legislatura XI fu senatore e seppe conquistarsi la fiducia del Conte di Cavour. 2 ArcJjiyjo Cini-Farina a San Marcello Pistoiese.