— 507 — non tanto riferire all’accessorio, quanto al principale della lettera mia. Neppure dovrebbero essere pubblicati i miei giudizi sulle persone del Ministero, perchè potrebbero essere stimate personalità da chi pensa e sente diversa-mente, e perchè non conviene immiserire la grandezza del nostro argomento. Parlai di cotal gente perchè la Sua lettera mi vi richiamava, e perchè emettevo giudizi che a qualche cosa potevano giovare nel cerchio privato cui erano scritti. Se sotto il velo dell’anonimo più o meno fitto, Ella crede di valersi di alcune idee e pensieri di quella lettera, se crede che a qualche cosa, anco espressi sotto questa forma, possano giovare, mantenendole il carattere di lettera responsiva a chi vi domanda il vostro parere in una grave pubblica contingenza, io non potrei dare troppa entità a questa forma di pubblicità, per pregarla di astenersene, e dirò faccia quello che Ella stima meglio nella Sua saggezza. L’avverto però che non avendo la lettera sott’occhio non sono certo che vi si contengano, non dirò pensieri, ma frasi gettate là alla prima, che fosse saggio temperare e chiarire, e non in riguardo a me, che poco fa, e in questo caso Ella ne giudicherà e modificherà come crede. Mi maraviglio alquanto che a Roma non si sia stati più pronti ad operare: non posso credere che ciò sia per difetto d’animo; e dubito piuttosto sia l’effetto di consigli per parte dell’Ambasciatore di Francia. Occorre che stieno in guardia contro queste insinuazioni, ora che il tempo di fare è venuto, e sarebbe discredito grande per loro e per noi se nulla più oggi si facesse