— 464 — Giov. Battista Giprgini al Barone Ricasoli. CXVI. Torino 9 [Agosto 1862], alle 11 pom. Caro Betto, Credo utile che tu sappia quello che si sa o non si sa del Garibaldi, e delle sue intenzioni. Egli era il 6 presso Manganaro, sulla via che va da Palermo a Catania, detta via di Messina per la montagna. Accennò all’ Ionio e si crede che voglia passare lo stretto per gettarsi nelle Calabrie. Ha seco tra 6 e 8000 mila uomini, raccolti quasi tutti in Sicilia. L’isola è tranquilla e finche l’esercito rimane inoperoso si crede che l’ordine non sarà turbato; si crede invece che appena cominciate le ostilità Palermo insorgerebbe. La banda con la quale i nostri soldati ebbero uno scontro nei giorni scorsi non era di volontari, ma una di quelle bande di malfattori che non si è anche riuscito di distruggere. Il fine a cui tende Garibaldi è Roma. La situazione come tu vedi è gravissima, e la nostra posizione in faccia al Governo estremamente delicata e difficile. Vari, come puoi credere, i pareri. Io credo sempre che assalire il Ministero in questo momento non si potrebbe senza esser certi di riuscire. Se ci riuscisse abbatterlo e fossimo pronti a costituirne un altro, il paese ci batterebbe le mani. Altrimenti direbbe che per arrivare al potere profittiamo degli imbarazzi nei quali si trova e non abbiamo vergogna di tendere la mano alla rivoluzione. Prima di muoverci bisogna dunque esser