— 498 — grande destino che loro è riserbato, perchè avranno operato magnanimamente, e l’Italia avrà Roma per virtù dei suoi figli; l’avrà liberamente senza patti con lo straniero, senza dover nulla al Papa, senza discordie interne. Io ho parlato di doveri, e ne ho parlato perchè credo che sia così, sempre, e più fortemente sia ciò vero dirimpetto all’acquisto della nostra Capitale. Io credo che in questo momento tutti i partiti debbano scomparire! Comunque si pensi di me, al che io non penso nè punto nè poco, perchè non ho nulla da domandare nè da desiderare di cose umane, salvo il maggior bene della Patria mia, comunque, dico, di me si pensi, egli è certo che io non appartengo a nessun partito propriamente detto, a tal punto è volto in me il desiderio della libertà e dell’ indipendenza mia. Perciò io credo di poter dire aperto l’animo mio a tutti e di poterlo dire a quelli che si distinguono per una maggior prontezza nell’operare, che quasi se ne fanno la caratteristica loro propria, non ammettendola in altri. A questi direi :« Bella è la vostra ambizione di voler aprire alla Nazione le porte della sua Capitale naturale; ma più bella sarà la gloria che vi acquisterete rinunziando questa volta a tale ambizione, rimettendovi da quel vizio, l’egoismo, che è la passione più viva che guida un partito per generoso che sia; vi scongiuro a nome della Patria a non voler andar soli a Roma. Roma non si aprirà a pochi; ma si aprirà ai romani, e alla Nazione. Che il Campidoglio non sia asceso da nessun cittadino italiano, qualunque egli sia; dichiarate anzi indegno figlio d’Italia colui che fosse preso da insensata cupidigia di precedere il Re della Na-