— 64 — sono più di chi sta in alto, cerziorare de’ bisogni e de’ desideri. Trascrivo a riprova alcuni periodi d’una relazione che P. Puccioni nella prima metà detl giugno 1859 ebbe a dirigere a Lui o al Salvagnoli. Il rispetto per la persona non limita nello scrivente la volontà di esprimere crudamente quella ch’ei ritiene la verità, nè dallo spingere con forti frasi ad un’azione decisa. .... Sarebbe vano dissimularlo all’E. V.: il paese non ha più quella stessa calma che precedè alla rivoluzione, perchè non ha più la stessa fiducia colla quale si riposò sugli allori civili da esso colti. Ognuno teme perchè ha ragione di temere, dubita, nè gli mancano i motivi di dubitare: e vi è chi, facendo prò di questi ragionevoli timori, di questi dubbi non strani, cerca di spingere il paese stesso in una via cui gli onesti non vorrebbero vederlo condotto, e nella quale non si condurrebbe giammai, se il Governo ai consigli degli onesti prestasse fede e stringendosi ad essi prendesse un’attitudine energica, franca, decisa e generosa; quale si conviene ai tempi, quale merita il paese stesso, che colla sua civiltà diè segni non dubbi e non perituri. Il Governo, è mestieri confessarlo, colla incertezza dei suoi passi, senza addarsene, aiuta i placiti di coloro che agognano il ritorno della dinastia bandita con Ferdinando IV in Toscana: il tardo provvedere a cose che di urgenti provvedimenti abbisognavano, il curare ciò che era miglior partito lasciare incurato, il considerare in ogni occasione la Toscana come Toscana, l’evitare