— 392 — colla successiva corsa del vapore, cioè domani a quindici giorni, ed ebbe promessa che fino dopo la sua conferenza a Caprera nulla sarebbesi tentato: egli ne fece a me solo la confidenza nel suo passaggio, e a Vostra Eccellenza soltanto mi autorizzò a farla a mia volta. Ella intende che qualunque misura troppo diretta porrebbe allo scoperto il Pala, e comprometterebbe l’onore, fors’anco la vita di lui: egli attende direzione, consiglio, calcolando che il seguire quei pazzi tentativi contrasta alle sue convinzioni, il ricusarvisi fa mancare il mezzo o di tenere in freno e trattenere, o di conoscere almeno le ulteriori determinazioni. Se Vostra Eccellenza crederà di volerlo fare per mio mezzo rimane tempo perchè io a~bbia da Lei istruzioni e le comunichi al sig. Pala a Pitigliano, prima ch’egli si risolva a muoversi nuovamente di là per Genova allo scopo inteso. Anco le notizie che ho degli emigrati che sono ai confini mi accertano ch’essi sono in una impazienza sempre più grande, e che ogni mezzo sembra loro buono, inconsiderato che fosse, per finirla: questo è disgraziatamente più di quanto occorra per dare ansa ad un moto nelle provincie romane ancor quando non fosse capeggiato da Garibaldi: e quest’uomo benedetto mi par tale da gettarsi a corpo perduto in tutto quanto lo conduca al più presto a Roma, battendosi col Demonio, non che colle truppe francesi. Eccellenza, il pericolo è davvero imminente non che gravissimo: facile, come doveroso, è annunziarlo nelle sue specialità: non facile mi sembra stornarlo colla necessaria prudenza; ma la cosa è affidata a Lei, e