— 359 — ber dovuto partecipare direttamente alla nuova combinazione, e che il ritrarsene, come fece il Puccioni per il primo interpellato dal Depretis, incaricato della formazione del nuovo ministero1, se provò la castità delle sue vedute, cioè del non aver combattuto per la conquista d’un portafoglio, fu esiziale per la idealità a cui i dissidenti si erano informati. E senza entrare nello studio di quel momento politico, che portò pur troppo conseguenze funeste, io non so nemmeno compren- 1 Scrisse nell’aprile 1898 Achille Fazzari, intimo di mio Padre, al Fanfulla: «Quando dopo il voto del 18 marzo l’on. Depretis fu invitato a recarsi al Quirinale, nel darmi notizia di tale invito, espresse il desiderio che io l’attendessi a Montecitorio. Tornato, mi disse che S. M. il Re gli aveva dato 1’ incarico di formare il Gabinetto, che andava a darne partecipazione all’on. Biancheri, Presidente della Camera, che intanto io avessi procurato di veder Puccioni e con lui lo avessimo atteso nella Sala Rossa. Dopo pochi minuti venne infatti l’onorevole Depretis, il quale rivolgendo la parola all’on. Puccioni, gli disse testualmente così: — Tengo anzitutto a dichiarare che Lei, on. Puccioni, è il primo uomo politico che io vedo dopo avuto da Sua Maestà 1’ incarico di formare il Ministero, e la prego di entrare a farne parte, accettando un portafoglio, essendo Ella stato uno degli oratori Più efficaci nella discussione che ha preceduto il voto che ha determinata la caduta del ministero Minghetti. — Puccioni ringra-210 Depretis, dichiarando però di non potere accettare la fattagli offerta, perchè, accettandola, si sarebbe dato motivo a supporre che il distacco dal ministero Minghetti di quel gruppo di destra — me compreso — fosse stato determinato dalla caccia al C0S1 detto portafoglio. E il Barone Ricasoli, che fu tanta parte 'iella crisi del 18 marzo, approvò pienamente il rifiuto di Puccioni ».