— 116 — Il Poggi nelle Memorie (I, 394 e seg.) spiega in ogni particolare l’incidente sorto, il pericolo che poteva costituir pel futuro questa aggregazione di stati, e le ansie dei governanti la Toscana, della quale esamina la posizione differente degli altri tre stati. Ed osserva : ....le Romagne coi voti già emessi non rinnegano nulla, o rinnegano tal passato che non può esser rimpianto sul serio. Laddove noi Toscani se rinneghiamo l’autonomia, se rinneghiamo eziandio l’ingrandimento che sarebbe a favor nostro nel tema del regno centrale, per raggiunger lo scopo di unirsi tutti col Piemonte e con la Lombardia, come il solo produttivo di pace e di sicurezza interna, in vista del sacrificio che facciamo, e del nostro stato d’indipendenza saremo creduti, e niuno potrà accusarci di cedere ad influssi o ambizioni stranieri. Accettando noi il Bon Compagni non delegato officialmente dal Principe di Carignano, ma soltanto per mantener l’ordine, perdiamo tosto ogni autorità, e siamo sospettati di non rappresentare innanzi al congresso la vera opinione pubblica, sì bene la così detta cospirazione piemontese, di cui il Bon Compagni si credette in altro tempo il promotore. La tenacia del Ricasoli e de’ suoi compagni di ministero riuscì a sfuggire al pericolo e fu dallo stesso Farini più tardi riconosciuta giusta, come comprova la lettera seguente che non ha data, ma ch’egli ebbe in quel tempo a indirizzare al Malen-chini, e la dichiarazione del Pepoli: