— 539 — di gravità della rivoluzione all’ interno, e all’estero n’era l’autorità regolare. Oggi l’Italia è nelle strette dell’Inghilterra e della Francia, e il dirsi oggi continuatori della politica del Cavour è come un voler dire che i tempi non sono mutati, che le circostanze sono identiche a quelle che erano avanti il ’59 e subito dopo. Col dire che Italia è nelle strette della Francia e dell’ Inghilterra non voglio dir altro che essa non ha più i moti liberi, almeno per ora e non ha più niente da far valere per incutere timore e premere sull’estera diplomazia. Essa arriverà, oh! sì, arriverà ciò non ostante al suo compimento, perchè le sue ragioni stanno su quei principi immutabili e dei quali l’era felice giunse anco per l’Italia, come le sue condizioni nuove ne porgono solenne testimonianza. Ma se la politica italiana all’estero deve risentire le influenze d’ogni maniera provenienti dalle sue amicizie e dalla politica di pace che si studia far prevalere in Europa, l’Italia è però libera all’ interno e può all’ interno ringiovanirsi davvero con quelle grandi riforme che il nome e la civiltà italiana possono immensamente illustrare, e mentre daranno a lei il dominio sull’avvenire della civiltà italiana, si mostrerà maestra in sapienza alle nazioni sorelle. In questa saggezza ardita di politica interna l’Italia procede gretta e indifferente; talché essa è nota tuttora più per i briganti che per l’energia delle sue riforme. Una delle quali, che mi par massima, sarebbe quella che riguarda la legge normale per la libertà in materia religiosa, la qual legge, regolando lo stato presente delle cose ecclesiastiche, e determinando l’avvenire, porrebbe le basi della libertà della Chiesa e delle