— 363 — della Maremma) i quali sono sul punto di chiudersi perchè il Governo ne trattiene gli assegni sulla strana considerazione che gli Ospedali debbono andare a carico delle Provincie, mentre ancora nessuna legge ha ciò decretato; e quando la legge sarà, occorrerà pure apparecchiarne il passaggio. L’Italia non può aspirare a conquiste nè a colonie. Le sue conquiste sono all’ interno, sono sulla solitudine e lo squallore di molte sue provincie favorite dalla natura, e alcune un tempo floridissime, che debbono esser richiamate all’antica ricchezza con l’aiuto dei mezzi antichi e nuovi. Opera questa stupenda che metterà l’Italia in caso di avere da trenta a quaranta milioni di gente, e si deve fare dallo Stato e dalla libertà insieme. Lasciare intristire gli Spedali così ingiustamente e inopportunamente è atto, per me, inqualificabile. Quando i rappresentanti dello stato intervengono a queste solennità d’inaugurazione d’una strada ferrata, in specie se in provincie in povere condizioni e non vi si trattengono per studiarne i bisogni e vedere per quali vie potrebbe iniziarsi un salutare impulso per parte del Governo, e tanto più quando stabilimenti di pubblica pietà e prov-videntissimi, dovuti al senno di altri governi e oggi trasandati per opera di quelli stessi che ne sarebbero i principali tutori, in verità ci si sente stringere e se ne prova una vergogna fatta maggiore da quel sentimento d’amicizia che ci lega a coloro che lo Stato e il Governo son chiamati a rappresentare. Sostenere gli spedali maremmani è opera di provvidenza governativa. Quando si pensa che si spende una somma ingente per d Teatro di Napoli non si ha parole sufficienti per bia