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riunisce tutti gli animi e fa cospirare a un fine solo tutte le sètte.... Gli stranieri non veggono o non intendono come gl’ italiani, divisi in vari stati, e prima di tutto fino a qui zelatori della libertà, sian tutti uniti e partigiani della indipendenza sopra ogni altra cosa____ Ma gli
italiani che dal 1814 in poi seguitano le vicende della nazione, sanno che l’Autria volendo snaturarla ha finito col costringerla a riunirsi e ad emanciparsi. Iddio solo può antivedere il giorno a cui è serbato il fine di tanti sforzi; ma da questo momento qualunque imparziale estimatore del suo paese può esser certo che non fallirà ». (Pag. 28).
    Credo inutile dimostrar l’antitesi che tra questo pensiero e il memoriale chiedente la formazione di quattro stati, di cui due affidati a principi stranieri, esiste insanabile. E noto anche che il Poggi, nelle Memorie tutt’altro che favorevole al Salva-gnoli e al Ricasoli, cita, a conferma quasi di quello che asserisco, come nel maggio ’59 egli facesse a Napoleone una pittura esagerata dell’ambiente toscano, non tanto per essersi egli impressionato dei possibili moti popolari, « quanto e molto più per scoprire i segreti intendimenti dell’ imperatore sulla Toscana». (I, p. 20).
   Anche per la tendenza del Salvagnoli a differire il moto rivoluzionario spiegata con sua lettera al Còrsi del 25 Aprile, io trovo la giustificazione. Egli s’impauriva di qualunque moto popolare e alle direttive palesi del Bon Compagni s’informa,