— 164 — voce, che tutti affermano e che nessuno niega essere interprete fedele della mente imperiale, si alza da Parigi contro il dominio temporale dei Papi, il Ministro, avverso alla politica proclamata così, si dimette dall’alto ufficio; se quelle popolazioni spinte agli estremi dalle incessanti angherie, animate dalle speranze nuove, si levassero a tumulto, vorrebbero i governi dell’ Italia Centrale rimaner tranquilli spettatori delle rinnovate e ripetute stragi di Perugia, e se lo volessero, lo potrebbero? Il Governo del Re deve esser certo che in simil caso le forze dell’ Italia centrale varcherebbero i confini imposti dalla diplomazia e finora ad ogni costo, e non senza fatica, rispettati. Nè quegli uomini nostri confondevano il potere temporale col rispetto dovuto alla religione cattolica. Giova riportare, perchè col momento presente completamente concordante — il che mostra una volta di più quanto il movimento della rivoluzione liberale somigli a quello della rivoluzione fascista — il richiamo che Gino Capponi fa al Ricasoli circa ad uno sconcio che si manifestò in quell’epoca e che ai dì nostri era giunto al di là di qualunque limite del lecito e dell’onesto (pag. 193): Io ti denunzio le caricature ecc., che tutti mi dicono empire le vetrine, ed ingiuriose non al Papa-re, ma che offendono la religione diritto diritto, e delle quali uomini liberali, non donnicciole, non preti e non gente di partito, io sento essere indignati. Mio caro amico, io non ho bisogno d’esporre a te quelle considerazioni