— 405 — riale pare deciso a non aver fretta ed attende l’esito delle pacificazioni di Napoli. Non bisogna però illudersi sul conto dei nostri nemici. Essi sono qui numerosi e potenti. Il clero, una parte grande dei funzionari pubblici, i grandi banchieri, i vecchi partiti sono contro noi, chi per una ragione, chi per un’altra. Abbiamo per noi l’imperatore e l’istinto, infallibile sempre, della media e bassa popolazione. Il nostro poco successo a Napoli, messo in rilievo dalla lettera di Azeglio, fa rinascere il pensiero di una possibile confederazione nei circoli politici a noi avversi, e trattiene anche il Governo in maggiore riserva. Malgrado ciò, per poco che le cose si consolidino nell’ Italia Meridionale, io sono convinto che l’Imperatore ci proporrà di fare un passo nella soluzione della questione romana prima che il parlamento francese si raduni. Ho parlato a lungo in questi giorni col Conte di Portalès, Ministro di Prussia. V. E. sa che quest’egre-gio uomo di stato ci è personalmente favorevole e che si deve in parte a’ suoi consigli se la Prussia non ha ritirato da Torino la sua Legazione. Egli mi lasciò sperare che non passerà molto tempo che la Prussia riconoscerà, ma ci raccomanda di non spingerla e di non volerle in certo modo forzar la mano. La circolare di V. E. di cui il telegrafo ha dato un sunto e di cui oggi do la traduzione ai giornali, esercita di già un effetto favorevole sulla pubblica opinione. 1 Una lettera da lui smarrita, faciente un quadro sinistro di Napoli, ed abusivamente pubblicata su di un giornale.