— 193 — menti che già ho pubblicato, nell’essere il Puccioni Commissario Generale della Società Nazionale per la Toscana posto a giorno d’ogni segreto di stato il più riservato, sia dallo stesso Ricasoli, sia dal Bianchi, segretario generale, sia per la concessione — lascio considerare se poco sovversiva — di leggere e pubblicare i telegrammi che da Napoli o dallo stato pontificio transitavano per Firenze sull’unico filo congiungente i due regni coll’ Europa. Del resto le lettere che in appresso pubblicherò dirette dal Ricasoli al capo della Società in Siena, dott. Ricci, comproveranno il mio asserto. A mostrare poi l’intimità di pensiero e d’azione che legava il severo e riservato Barone al ventiseenne giornalista serve questa lettera del 13 giugno 1860 che nuovamente riporto : PRIMO GIORNO DEL REGNO D’ITALIA Gent.ma signora Marchesa Bartolommei, Torno ieri sera a casa: trovo un’ambasciata del ministro dell’ interno, il quale era stato a cercarmi in persona per parlarmi di cose urgenti. L’ora tarda mi consiglia a differire a stamani il colloquio: ci vado. Entro nella sua stanza, mi viene incontro, mi abbraccia, mi bacia e grida «viva l’Italia, viva il regno d’Italia». Hi mango stordito; sono sul punto di non capire più nulla e chiedo spiegazioni. In breve nella giornata uscirà inori un decreto del Governo col quale si dichiara l’an-