— 220 — pensarono ad andarsene altrove ’. Ed incomincia verso la metà di giugno ad essere ancor più vibrante l’azione del Ricasoli a incitare il Cavour a un’opera rivoluzionaria (pag. 122): Il Governo del Re è oggi fortissimo; può contare sul consenso de’ popoli; quello ch’ei faccia per il bene d’Italia, per fare l’Italia monarchica, avrà sempre il plauso e l’opera efficace degli Italiani: un grido che venga dal Re e dal suo Governo, un grido italiano, risuonerà, ne son certo, in ogni valle. Nessuno vuol più sapere nè di Papa, nè di Mazzini, nè di clericali, nè di mazziniani. Tutti cercano valore e gloria militare, senno e virtù civili. Non si perderà certo la miracolosa opportunità ! ! 1 A mostrare come Mazzini, ottimo nel pensiero, fosse nell’azione deficiente per mancanza di praticità, sembrami più che bastante questa parte di una sua lettera del 29 maggio 1860 al Dolfi, riportata dal Valeggià (op. cit., p. 191): «Voi v’occupate insieme a Malenchini di raccogliermi elementi per la Sicilia direttamente. Ed è un errore che dovreste intendere a colpo d’occhio. La Sicilia non ha bisogno d’uomini, ma d’armi, di munizioni, di capsule che si vanno mandando. Il concentrare tutti gli animosi su quel punto è la ripetizione dell’antico errore che, impedendo l’allargamento dell’ insurrezione, ci regalò Villafranca. Il centro de’ pericoli per la Sicilia, ora che Garibaldi v’ è, non e in Sicilia, ma è in Napoli. È là che si salva la Sicilia per sempre c si fa l’Italia ». Ora io mi domando : se la seconda spedizione Malenchini-Medici non fosse nel 21 giugno sbarcata a Frappeto, come sarebbe stata possibile la vittoria di Milazzo? Lo stesso concetto Mazzini sostiene anche con lettera del 6 giugno.