— 32 — precisa della forza che il movimento iniziato dalla Società Nazionale aveva assunto in Toscana, la sicura coscienza che o il principio unitario trionfava, o qualunque altro espediente sarebbe stato inutile a ricostituire l’Italia, destinata, nel caso d’ insuccesso, a rimanere ancora per lungo tempo mancipia degli stranieri. Certo a rafforzare la sua fede grandemente contribuì l’intimo amico Salvagnoli, poi collega nel ministero: uniti in un sodo ideale quei due forti ingegni si completarono; e così la finissima precorritrice visione politica del secondo uscì, per la salda energia del iprimo, fuor della nebbia de’ dubbi e delle paure che ne vincolavano il pensiero, e lo rendevan restìo a passare aill’azione \ 1 Scrive ¡1 Tabarrini (31 Maggio): «Il Salvagnoli è entrato nel ministero e mi ha fatto offerte e carezze. Si è parlato dei principi assenti e mi ha detto che a Napoleone egli aveva affermato che essi non potranno ritornare per tre ragioni: 1° perchè r imperatore aveva detto che austriaci in Italia non dovevano essercene più; 2° per la guerra a cui parteciperanno con l’Austria; 3° per la pace che si sarebbe fatta e non potrebbe esser sicura con un nido austriaco in Toscana. Da questo ho capito dove si vogliono condurre le cose. Anche Neri Corsini consiglia dal campo la fusione al Piemonte ». £ il 2 Giugno : « La compagnia del Salvagnoli e il buon esito della guerra cominciano a riscaldar l’animo del Ricasoli. Mi parla della miserabile idea dell’autonomia toscana e della necessità di costituire 1’ Italia. Non vuol fusione al Piemonte, ma unione all’ Italia. Vedo bene che le ire contro il Nigra si dileguano ». E il 6 Giugno : « Il Ricasoli mi ha chiesto una dichiarazione pel Monitore sulle intenzioni del Governo. Gli ho fatto molti dubbi, molte questioni, ma egli non ascolta più nullla e il Salvagnoli gli cresce il coraggio. Per me