— 211 — un regno di qualche forza e che eziandio i giudizi sulle cose italiane sono modificati anco in seno alla diplomazia. E il 29 successivo al fratello Vincenzo (pagina 101): Quanto mi dici nella tua lettera intorno ai sentimenti del Re verso Cavour, io me ne accorsi quando fui qua. Io risposi in modo da far conoscere che in Cavour vedevo il solo uomo capace per compire l’opera italiana; e tanto più picchiai in quest’aspetto che io son deciso di tornare nella vita privata, privatissima. Se io avessi capacità militare oggi direi: Mandatemi in Sicilia con una spedizione; e il giorno che vi sbarcassi direi: di qui non si esce che trionfante o morto.... L’urto di cui mi parli può essere funesto. Occorre assicurare in qualunque modo Cavour sui miei sentimenti veraci per lui e confortarlo a persistere nel suo ufficio. E il 31 maggio Cavour a Ricasoli (pag. 105): Divido pienamente le sue apprensioni sulle conseguenze di una dittatura garibaldina: faremo quanto sta in noi per antivenirle, ma il prendere l’immediato governo dell’ isola lè cosa gravissima che non si può decidere a priori____ Comunque stia certo, caro Rarone, che spingeremo l’audacia sino all’estremo confine ove comincerebbe la temerità. E il 31 maggio Ricasoli a Cavour (pag. 106): Le cose in Toscana procedono bene: il maneggio dei clericali e dinastici è indefesso, lavorano a far reazioni,