casoli, Presidente del Consìglio, comunicò al deputato Puccioni che la cessione della Venezia pel tramite di Napoleone III era assicurata, raccomandandogli di custodire il segreto di stato. Due sere dopo il Puccioni cenava con amici politici allorché giunse la notizia u fficiale della cessione. Commenti e osservazioni lietissimi. E nel conversare uno dei presenti, un banchiere, notò casualmente come quella notizia, conosciuta venti-quattr’ore avanti, avrebbe potuto far ricco chi la sapesse, permettendogli un gioco in borsa al rialzo. Mio Padre disse che egli la conosceva da quarantotto. Pel che gli amici gli si scagliarono tutti contro, trattandolo male per aver dato un calcio alla fortuna e tolto a tutti l’occasione di realizzare ampi guadagni. Nè bastò adducesse il segreto di stato: egli aggiungeva, ridendo, essere stata quella notte l’unica in cui avesse temuto di buscarne! Ed ecco le lettere: 1 Segno con numeri romani le lettere e i documenti qui per la prima volta pubblicati, e ne indico subito la provenienza. Le lettere del Barone o d’altri a Puccioni e a Ricci provengono dall’archivio dei destinatari, quelle al Barone dirette trovansi nell’Archivio Ricasoli al Castello di Brolio; finalmente le indirizzate ai coniugi Bartolommei, nel Museo del Risorgimento di Firenze. Mentre ringrazio coloro che mi usarono la cortesia di favorirmi in questa pubblicazione, sento il dovere di esprimere la mia riconoscenza all’ottimo Dott. Antonio Gigli, che con grande intelletto d’amore cura l’archivio Ricasoli e mi fu largo dell’opera sua nelle ricerche.