— 94 — il giogo e si eran ribellati ai sovrani legittimi. La volontà d’un popolò in tanti» può imporsi in quanto vi sia una forza destinata a farla rispettare : necessità dunque d’un esercito, visto che nello statopontificio le truppe papali han sottomessa con stragi orrende l’insorta Perugia, ed aspirerebbero a usar gli stessi metodi nelle Legazioni ed anche altrove. Un esercito abbisogna d’un comandante : la Toscana è scontenta del generale Ulloa, che aveva posto al comando della sua divisione mobilitata; costui parteggia per il regno dell’ Italia Centrale dato al principe Napoleone. Bisogna sostituire il condottiero \ Due autentici rivoluzionari, Vincenzo Malenchini e Leopoldo Cempini2, fanno il nome di 1 Singolare la lettera che il 13 maggio, dal Quartier Generale della 2a Divisione da Alessandria, dirige al Ricasoli il fratello Vincenzo, per far notare la sconvenienza de’ colori verde e giallo-che 1’ Ulloa aveva designati per la sciarpa da portare sull’uniforme dagli ufficiali toscani: sono appunto i colori della famiglia napoleonica e gli sembra impossibile che sien venuti in mente all’ Ulloa per mero caso. Ma il fratello gli risponde che piuttosto che inquietarsi dei colori, gli mandi un generale buono per ministro della guerra, e allora non lo farà taroccare! (Ili, pp. 27-28). - Leopoldo Cempini (1824-66) fu una delle più nobili figure del Risorgimento. Figlio di Francesco, che fu Presidente del Con» siglio di Leopoldo II, non divise le aspirazioni paterne, sicché fin dal 1847 dovè fuggire in esilio a Torino; combattente valoroso a Curtatone, fu uno dei liberali più avanzati del tempo, ascritto alla Giovane Italia, distaccandosi però tra i primi dalle idee dei repubblicani e da quelle del Guerrazzi. Alla restaurazione fece di nuovo ritorno a Torino, subito approvando la politica del giovane Re e di Massimo d’Azeglio, per poi aderire completa-