— 188 — comprendere che a quell’epoca la spedizione non poteva più essere ferma in un porto. Ma l’ordine di sospendere altre spedizioni di soccorso, le disposizioni draconiane che Fanti, ministro della guerra, impartisce specialmente a carico del colonnello Giorgini \ il quale di sua iniziativa aveva consegnato munizioni e armi a Garibaldi, non comportavano una interpretazione benevola, anzi la escludevano. Qualunque funzionario che non avesse uno spirito d’indipendenza e una percezione degli avvenimenti quale aveva il Ricasoli, sarebbe stato legato dagli ordini, e li avrebbe dovuti eseguire. Invece come si comporta il Governatore Generale della Toscana? Lo provano i telegrammi che egli spedisce al prefetto di Grosseto, Lazzerini, il quale aveva sostituito il reazionario destituito da P. Puccioni il 29 aprile 1859 : 1 II colonnello Giorgio Giorgini, fratello di Giovan Battista, ufficiale toscano che si era distinto a Curtatone, o perchè condividesse coi patrioti la fiducia in Garibaldi, o per eseguir l’ordine impartitogli dal suo superiore gerarchico, dette al duce de’ Mille le munizioni che gli mancavano, e rese così possibile l’esito della spedizione. Ma fu sottoposto a consiglio di disciplina e fu assolto per la tendenza unanime di tutti i giudici a coadiuvare 1’ impresa, ed anco per l’opera del Cavour. Veggasi la lettera che il fratello ebbe a dirigere al ministro in proposito in Manzoni intimo, V. I» p. 214. E il decreto di Garibaldi datato da Napoli il 12 ottobre 1860 che dichiara avere il Giorgini ben meritato della patria.