— 489 — quello sul quale l’Imperatore dovrà infine appoggiarsi, se non vuole rovinare e del quale l’Italia dee profittare; si è quello del progresso delle idee tutte che fondano l’emancipazione delle nazioni, quali l’Italia fece sue. Del resto poi aiutare la Francia nel Messico sarebbe errore enorme. Si lasci la Francia in quel cimento, e non le si invidi il premio. Se gli Stati Uniti non fossero impegnati nell’aspra guerra che sappiamo, avrebbero a questa ora fatto causa comune con i Messicani, non potendo permettere che nè una Monarchia si stabilisca accanto a loro, nè altra influenza si eriga a loro fianco nelle cose americane. Vedremo se gli Americani si manterranno passivi. Certo è però che l’Italia non dee prender parte ad una odiosa violenza, e perdere le simpatie che ha in America. Se viene il riconoscimento del nostro regno per parte della Russia, dovrei ritenere che lo seguirà quello della Prussia. Così mi assicurarono gli uomini di Stato a Berlino e a Francoforte. Mi assicuraron pure che il riconoscimento era deciso farsi allorquando avvenne la mutazione del Ministero del Regno d’Italia ; che fu creduto doversi sospendere in seguito di questa mutazione, e non potersi più sperare se non avvenga una circostanza che gli dia nuova occasione. Il riconoscimento della Russia sarebbe reputato efficace occasione. Io vidi gli uomini di stato Prussiani perchè mi mostrarono desiderio di vedermi, e fui assicurato che la mia parola, in specie nella presente condizione di privato, non sarebbe restata scevra di utilità per la mia Patria. Acquistai pure la dolorosa persuasione che la so-