Ecco la lettera che ne scrisse : LXXXVII. Genova, 3 Maggio 1861. Sig. Puccioni mio carissimo, Ebbi la di lei gentilissima in Torino, quando mi muoveva per Genova per raggiungervi mia moglie e figlioli e non potei leggere la corrispondenza che Ella mi mandava, ossia che mi accennavate. (Sic) Se quella però non parlasse bene aperto vi pregherei d’ inserire l’altra che io v’ inviava. Nello stesso tempo vi pregherei d’inserire la presente piccola nota. « Sig. Direttore pregiatissimo, La pregherei a voler pubblicare nel di lei accreditato giornale queste poche righe. Ella sa come senza accusa, senza processo, senza difesa, senza sentenza, io fui, contro ogni legge ed ogni diritto, espulso da Roma nelle 24 ore, confiscandomisi per tal modo la più sacra delle proprietà: quella dell’esercizio della mia professione. Mi si disse essere l’ordine espresso di S. Santità, e benché l’ingiustizia fosse atroce, me la presi in pace, e mi tacqui. Seppi poi che in quella circostanza si volea perfino espellere la mia moglie e figlioli, de’ quali il più grande non ha ancora quat-lr anni; ma si ristette dinanzi all’osservazione che, essendo essa per nascita inglese, questa circostanza avreb-potuto portare al governo romano difficoltà con una nazi°ne che sa da per tutto far rispettare i suoi citta-