— 127 — scani che vengono ad arruolarsi nell’esercito sardo. Bon Compagni è assai lieto di queste notizie: ha ragione. La Toscana incomincia egregiamente la sua parte. Cavour mi dice : « Ce 1’ ho con i toscani : sono dottrinari insopportabili. Si figuri che ora, nel punto in cui siamo, Ricasoli vuole si faccia un giornale in Firenze! È una idea assurda! Io faccio sapere ai signori toscani che faremo l’Italia senza di essi ! » Ha mandato questo telegramma: « Dites a M. Ricasoli, Peruzzi et., que j’ai « déja donné mon avis, qu’ils fassent ce qu’ils veulent «et que je m’en lave les mains». 11 ntarzo. Cavour si loda assai dell’opuscolo del Salvagnoli. Finalmente decisiva per le determinazioni della Toscana fu la sua gita a Torino in rappresentanza del Governo dal 16 al 23 ottobre 1859, non ostante che la malattia di cuore, che ne minava l’esistenza, fosse ancor peggiorata. Tutto sè stesso pose a servigio della Patria, conferendo col Re, intervistando i principali personaggi, i Ministri e stando spesso a contatto col Cavour, del quale già si prevedeva il ritorno al potere. Circa il gabinetto di Torino è concorde il suo giudizio con quello di tutti gli uomini politici del tempo : cc questo Governo non dà che parole, e non ha il coraggio che ha il Re », scrive il 18 ottobre. E il 20 (pag. 442): .... tutta la diplomazia, buona e cattiva, ritiene che tutta la forza contro la restaurazione è nella Toscana,