— 494 — qualche cosa di grave si prepara. Non credo che in ciò sia consenziente il Governo, o che a ciò rechi aiuto; per crederlo, bisognerebbe supporre il Rattazzi capace di un’ idea grande e generosa ; e la supposizione sarebbe stranissima. Gli uomini di Garibaldi pare abbiano accettato il manifesto della Emigrazione Romana; e, per quanto ne sanno essi, sembra che quel manifesto sarà il programma del venturo e prossimo movimento. Insurrezione in Roma e quasi contemporaneamente uno sbarco in qualche punto della costa che permetta di portar soccorso agli insorgenti. Già molti giovani sono giunti nella Capitale futura. Altri sono con Garibaldi e per questi che debbono sbarcare l’impresa sarà più arrischiata. Quello che è certo si è che Garibaldi è deciso a fare. Ora in questo stato di cose che dobbiamo far noi? Dobbiamo lasciare al partito d’azione tutto il merito della nuova impresa, quando ella riesca? Non sarà accrescergli forza maggiore? Se al Governo fosse Lei. potremmo star tranquilli e viver sicuri che anche per parte della maggioranza qualche cosa si farebbe e quel che si farebbe tornerebbe utile. Ma codesta speranza possiamo nutrirla oggi? Trattandosi di Roma non è ella una questione nazionale cui tutti i partiti debbon concorrere? Una volta che si vuol fare, non abbiam noi interesse ad adoperarci in guisa che non si faccia un buco nell’acqua? Non abbiamo interesse a mettersi in caso di poter dire a quel partito che ha preso l’iniziativa che noi pure concorreremmo nell’ impresa?