— 198 — In una lettera del 16 maggio (pag. 64) il Cavour, facendo noto lo sbarco di Garibaldi in Sicilia, afferma che è gran ventura non abbia attaccato il Papa, che non si poteva impedirlo; si domanda se sarà un bene o un male e osserva che non si può secondarlo apertamente nè comprimere gli sforzi individuali in suo favore: «quindi — dice — abbiamo deciso di non permettere che si facciano nuove spedizioni dai porti di Genova e di Livorno, ma di non impedire l’invio d’armi e munizioni, purché s’eseguisca con una certa prudenza». Con telegramma lo stesso Farini avverte il Ricasoli che Mazzini è per arrivare in Toscana : lo si arresti! (pag. 65). Invece l’ospitalità, sorvegliata, non mancò nemmeno questa volta al grande apostolo, che abitò la Villa Palmieri, proprietà allora del celebre tenore Mario De Candia. Replica il Ricasoli al Cavour il 18 maggio: Il Governo non deve impedire che volontari italiani portino soccorso ai siciliani, anzi copertamente ed accortamente deve cooperare a che tali partenze si facciano nel modo il più efficace all’esito cui tendono. Così operando il Governo gioverà alla causa nazionale e crescerà la sua autorità, conseguirà di disciplinare e comandare questi moti entusiastici; parteciperà eziandio alle glorie e alle influenze; anzi ne avrà la parte principale se tali spedizioni conseguiranno il fine di emancipare la Sicilia.... Raccomando che il Governo fornisca alla Sicilia armi e munizioni, di che la Sicilia