— 233 — nome raccoglierebbe i suffragi della grandissima parte dell’Assemblea. Bramano però eh’ Ella ne sia per lo innanzi inteso per sapere se Ella avrebbe difficoltà ad accettare tale ufficio. Ho risposto al Crispi che mi sarebbe parso più regolare che a Lei direttamente egli ne scrivesse; ma egli mi ha soggiunto che da oltre dieci anni non ha avuto più occasione di avvicinarla, e mi ha affermato che credeva che fosse meglio accetta la proposta, se Le giungesse per mio mezzo, sapendo la benevolenza di cui Ella mi onora. E poiché il Crispi mi ha vivamente pregato di assumere questo incarico, così ho accettato tali preghiere e le ho scritto, non senza fare osservare al Crispi medesimo che credevo molto difficile che Ella potesse assumere quel grave ufficio, sapendo che di sua salute non è contento. Ma il Crispi si augura che ai tanti sacrifizi che ha fatto per la Patria questo vorrà aggiungere. Per parte mia mi limito ad esporle quel desiderio, nulla aggiungendo, ma lasciando a Lei supporre se e come quel desiderio sia diviso da me. Voglia aver la cortesia di rispondermi una lettera che sia ostensibile al Crispi e dirigerla a Roma, ove sarò domenica sera: basta che la lettera giunga colà Mercoledì. Mi creda pieno d’ossequio e d’affettuosa reverenza Dev. Obb. P. Puccioni.