— 270 — Luigi Silvestrelli al Barone Ricasoli. XLII. Livorno, 30 Agosto 1860. Eccellenza, Ho l’onore di rimetterle qui unita la solita lettera di Roma. Siccome poi ho la certezza che da V. E. non si tenga in conto di seccatura il rammentarle, che io mi permetto, dell’affare della diserzione Svizzeri, e perchè so che la stessa E. V. ha scritto in proposito, così ardisco nuovamente farle motto di ciò. Nei gravissimi momenti che si avvicinano, non va disprezzato il mezzo di corruzione fra quelle truppe, che ad ogni modo non vi potrà essere nè decoro nè convenienza di conservare dopo ottenuta la vittoria. Bisogna calcolare il risparmio di effusione di sangue, che in ogni modo non sarà del tutto evitabile. So a questo proposito che il Conte di Cavour è poco esattamente informato da un suo corrispondente di Roma. Gli hanno supposto che Lamori-ciére non possa disporre più di 7 od 8 mila uomini al più fedeli e che si batteranno ad oltranza. Questi invece non sono meno di 13.000. Garantisco questa cifra, perchè posa sopra informazioni senza eccezioni. Ora intorno a questo nucleo esso può ben sperare di annodare altri 7 o 8 mila di minore coraggio ed istruzione, ma pur sempre formanti una massa considerevole. Mi è stato assicurato che un emissario mazziniano sia partito da Firenze nello scopo e col mandato assoluto