— 332 — Allo stesso. LXXIX. Firenze, li 10 Dee. 1860. Preg.mo Dottore, Parlai a lungo con i due Cittadini di Castro, e anco con Baldini. Io andavo a proporre che si recassero a Torino, allorché mi notiziarono che Baldini eravi chiamato dal Ministro dell’ Interno, come infatti egli stesso mi confermava domenica mattina. Amo sperare che la di lui gita a Torino sia per essere per ogni lato utile. Su tre punti insistesse: 1° Che la volontà dei popoli Viterbesi esser ferma nel non voler più governo di preti. 2° Che avendo dichiarato il loro proprio plebiscito in conformità degli altri popoli d’Italia intendevano d’esser remissivi ai consigli del Governo del Re, persuasi che non potesse consigliare altrimenti che nel comune vantaggio, nel quale s’intendevano compresi come popoli italiani. 3° Non potere nè volere restare inermi davanti le minaccie dei masnadieri papali, eglino starebbero fermi, non provocatori, ma decisi a non subire violenze; e chiedere che il Governo del Re< a cui promettevano obbedienza, che porti loro il modo di sostenere quel corpo di militi già raccolto in propria difesa, finché non siano finalmente sciolte quelle difficoltà che tolgono che eglino pure sieno ammessi nella comune famiglia italiana. Io spero che Baldini, se da un lato dovrà abbandonare ogni movimento agitatore, otterrà quanto oc-