— 43 — anco temere immedesimato con alcuni indegnissimi del nome italiano! Finalmente, o signori, l’Italia ebbe a fronte una terza difficoltà maggiore di tutte le altre. Poco le sarebbe l’ordinare gli stati a sistema rappresentativo, poco il cacciare lo straniero, quando, dopo aver rivendicato l’indipendenza, non costituisse ila sua nazionalità in siffatto modo da impedire il ritorno di qualunque straniero e da impedire la debolezza e la nimistà de’ suoi vari stati». Nell’agosto 1848 al Consiglio Generale il Sal-vagnoli si leva contro Guerrazzi, come si era levato nella Patria, energico difensore dell’esercito sardo, non unendosi al coro degl’ingenerosi che fanno ricadere la colpa delle tristi vicende della guerra su quello e su Carlo Alberto. «Le perdite delle armi — afferma il Salvagnoli — non sono che le colpe e la vergogna degl’ italiani che non andarono al campo o lo disertarono. Noi dobbiamo deplorare le sciagure del primo esercito italiano che, dopo lunghi secoli di oppressione, sia stato di fronte allo straniero e dobbiamo rivendicare come ingiuria fatta a tutta Italia qualunque offesa fatta ai valorosi soldati che hanno combattuto per la nostra indipendenza e sotto il vessillo che, se per poco si è piegato, non tarderà a rialzarsi incontaminato per coprire gloriosamente la ricomposta italiana nazionalità». In sostanza fin da allora, nota la Doria, si trattava pel Salvagnoili di