— 174 — abbia facilitato il compito, pur non ostante è evidente e chiaro che questo periodo — dalla pace di Villafranca al Plebiscito — ha protagonista il Barone di ferro, al quale spetta il merito principale di aver sostenuto con ferma mano il programma che pochi mesi avanti sarebbe sembrato utopia. Ed un’altra constatazione può farsi: che cioè il meno avverso all’annessioni tra i sovrani d’ Europa fu Napoleone, quando si fu convinto che era la grande maggioranza de’ toscani che la richiedeva : scrive il 9 febbraio 1860 da Parigi a Cavour il Conte Pepoli (op. cit., lett. 533): L’Imperatore sulla questione della Toscana è più liberale che il Principe (Girolamo) e non farà grandi ostacoli. Esso è preoccupato della questione romagnola: non vorrebbe mischiarsi nel voto di quelle provincie, non opponendosi però all’annessione1. Nemmen questo toglie al Cavour e al Nigra il merito d’avere, non cedendo mai di una linea in 1 Scrive il Bianchi N., op. cit., p. 205: « La politica avviluppata e tergiversante di Napoleone per togliersi dalle gravissime difficoltà in cui si era impigliato col trattato di Villafranca fu nei suoi effetti più vantaggiosa all’ Italia che non all’Austria, alla S. Sede, ai Principi spodestati. E ciò in forza del principio del non intervento. Per mezzo di Peruzzi fece sapere a Ricasoli che se i patti di Villafranca non si potevano eseguire altro che calpestando i principii del diritto popolare da cui egli teneva il potere, egli avrebbe potuto cambiar parere e sostenere i diritti dei popoli.