— 326 — Allo stesso. LXXV. Li 1° Dicembre 1860. Preg.mo Dottore, Anch’oggi un telegramma da Torino così concepito: « On fait des nouveaux apprets pour tentatives sur la « province de Viterbe. Donnez ordres sévères à la fron-« tiére et prenez les mesures nécessaires pour les empé-a cher absolutement ». Io ho risposto duramente negando, ed avvisando che dovevano aspettare da me le notizie riguardanti Toscana, e non le ricevere dagli altri. Aspetto sapere felice arrivo degli oggetti, persuaso come sono che tutto siasi fatto con accorgimento. Duoimi però questa generale pusillanimità, e più duoimi non poter far di più per gente che merita ogni assistenza. Con tutto ciò non cesserò di raccomandare saviezza in quella condotta da cui dipende il buono o sinistro esito della tattica immaginata. A dì 3 dee. ore 9 potri.. Questa lettera venne sospesa per l’arrivo del marchese Pepoli, e non l’ho potuta ricondurre a compimento se non che stasera. Pepoli adunque volle difendersi dell’abbandono in cui si diceva costretto lasciare le popolazioni del Viterbese : esser costretto a ciò fare per non provocare l’occupazione francese d’Orvieto; essere poi decisa la evacuazione dei Francesi da Viterbo e finalmente da Roma, ma a ciò fare si andava preparando gli animi e le cose, ed essere inopportuno in questa disposizione dell’ Impera-