— 104 — tato al comando della divisione toscana, « perchè anch’egli è generale che non conosce il mestiere». Il Barone abbiam visto e vedremp qual uso facesse dei consigli torinesi. Scrive ancora il Tabarrini nel 27 ottobre: Il conte Pasolini mi ha detto che il governo della Romagna non va; Cipriani è isolato, i ministri in discordia con Garibaldi, che fa e disfa senza rispetto al Gen. Fanti nè al Governo della Lega. Questo stato di cose non può durare; Cipriani ha detto che si dimette se entro tre giorni non lo sbarazzano di Garibaldi, il quale opera come un capitano di ventura. Generale al servizio toscano forma nuovi corpi a suo capriccio, accetta la Vice-Presidenza della S. N. risorta, propone la compra d’un milione di fucili. A che teniamo qui un ministro della guerra? Egli ne può più di tutti, e non mi stupirebbe se un giorno invadesse le Marche in nome di Vittorio Emanuele! Assicurato il Generale alla causa d’Italia, il Governo della Toscana, secondato efficacemente dalla stampa, si pose alla testa del movimento d’annessione al Piemonte, mal coadiuvato dal Gabinetto Rattazzi, che ebbe sempre idee ristrette e si preoccupò sopra tutto della volontà imperiale, chiedendo a Parigi il consenso preventivo anche quando era perfettamente inutile. In altri termini i dirigenti quella politica, ora che Cavour era lontano dal potere, non ebbero mai un programma deciso, e salvo il gran Re che colla sua tendenza rivoluzionaria e