— 379 — riuscirono a far firmare una supplicazione — così venne chiamata — al Papa, che raccolse 8176 firme (li appartenenti al clero regolare e di 767 appartenenti al secolare, che raggiunsero più tardi il numero di ventimila. Numero cospicuo, quando si pensi che il Veneto era in mano all’Austria e il clero dello stato pontificio non aveva fibra per contrastare i dominanti. (Cfr. De Cesare, Roma e lo Stato del Papa, pagg. 123, 124, voi. II). Le lettere seguenti ci fan conoscere il pensiero ilei principali patrioti in quel momento. LXXXIII. Roma, 6 Febbraio 1861. Mio caro sig. Puccioni, Niente era più lontano dal mio pensiero che il desiderio d’offendere il Gennarelli1 e s’ Ella trovò espressioni che avessero potuto a ciò condurre, bene adoperò in modificarle. So che ho il difetto di colorire troppo forte in mettendoli in carta i miei pensieri; ma le assicuro che il solo movente che io ebbi fu l’idea di servire all’ Italia e alla soluzione della questione romana : che pur troppo dal Gennarelli sarebbe più intricata che mai. D’altronde io vedeva quella soluzione la prima che si sia messa innanzi e con qualche apparente e 1 II Prof. Achille, romano, profugo, e uno dei capi dell’agi- Azione.