— 177 — faranno contro Firenze una vendetta lungamente sospirata. Io vedo cagione di futuri turbamenti, e o annessione, o regno separato, o restaurazione non avremo pace per un pezzo. E non posso nascondere la malinconia e i timori che mi assalgono. Ma le sue attestazioni hanno valore storico superiore a molte altre. Afferma che Nel plebiscito non c’ è stata ombra di violenza, e chi dice il contrario mente spudoratamente. Anche moltissimi codini hanno votato, quando hanno visto che si poteva fare con libertà. I contadini di Brolio hanno fatto violenza al Fattore, che voleva condurli a votare; il Barone ne era insieme irritato e soddisfatto, giacche gli pareva la più gran prova di libertà che potesse darsi. Io ho detto tra me — aggiunge: — i Fiorentini o non sanno quel che fanno, o, sapendolo, danno una gran prova di sacrificarsi all’ Italia. Verità quest’ultima sacrosanta! Aggiunge ancora : — il popolo, se non ha capito l’importanza del voto, ha per altro sentito che si chiama a parte d’un diritto nuovo. Ho sentito un calzolaio dire: «domani io valgo quanto il Corsini ». In queste parole è tutta l’antica democrazia repubblicana. Finalmente, all’ indomani del plebiscito riporta questa importantissima constatazione: 16 marzo. — Il Barone era melanconico, di quella melanconia che viene dall’aver compiuto la sua parte,