101 infatti nel 1913 le importazioni superavano le esportazioni di 85,5 milioni oro, attualmente le parti si sono invertite e l’Ungheria, per quanto sia costretta ad acquistare all’estero le materie prime, oltre a rifornire il mercato interno esporta macchine agricole, macchine per mulini e macchine elettriche soprattutto verso i paesi agricoli del sud e dell’est (Jugoslavia, Romania, Bulgaria). Vengono esportati anche vagoni ferroviari e automobili. Connessa con questa attività è anche la fabbrica di armi (Budapest e Gyòr) e il cantiere navale dei dintorni di Budapest (fondato nel 1840) per la costruzione di battelli fluviali. Più diffìcile, data la maggiore lontananza delle materie prime (cotone, lana) e l’impossibilità di istruire rapidamente abili maestranze, è stato il progresso dell'industria tessile, che ha dovuto anche lottare con temibili concorrenti e che è ancora ben lontana dal coprire il fabbisogno nazionale. Essa si è tuttavia avvantaggiata dal fatto che alcuni opifici assegnati alla Slovacchia hanno preferito varcare il confine e che qualche impresa cecoslovacca ed austriaca ha impiantato filiali in Ungheria (con mano d’opera ungherese) per giovarsi della protezione doganale. Esistono in tutto 291 imprese, che occupano 47.700 persone (di cui 31.300 donne). L’industria del cotone ha i maggiori stabilimenti a Budapest e nei maggiori centri della provincia; nell'Ungheria d’anteguerra si avevano, nel 1914, 278 mila fusi e 8000 telai; nel 1921 si era ridotti a 33 mila fusi e 4100 telai; nel 1924 si avevano ancora soltanto 93 mila fusi e 8240