84 si sono in molti casi estesi su vigneti distrutti; belle piantagioni sono state create coll’irrigazione nei dintorni di Kecskemét, Cegléd, Félegyhàza. I peschi, noci, mandorli sono più frequenti in Pannonia; i gelsi e gli albicocchi nell’Alfold; la valle del Sajó è nota per la coltura di ciliegie. L’abbondanza di zucchero fa sì poi che molta di questa frutta venga conservata in marmellate. Negli ultimi anni l’esportazione di frutta si è aggirata sui 480 mila q.li. La vite. — L’Ungheria ha conservato circa i due terzi dei suoi vigneti, i quali danno un prodotto che già da molto tempo viene in notevole parte esportato. La coltura della vite si estende su una superficie di 21 55,65 kmq., di cui 1084 nell’Alfòld, 772 in Pannonia, 298 nei comitati collinosi del nord. Circa due terzi di questa coltura sono poi in pianura, il resto in collina, specialmente sui rilievi basaltici del Balaton e nei gruppi di Biikk e di Hegyalia (Tokaj). Nei terreni pianeggianti e in quelli sabbiosi questa coltura è stata in gran parte diffusa con vitigni americani dopo l’epidemia di fillossera che ha infierito intorno al 1890. In 7 comitati il vigneto si estende su superfici superiori ai 100 kmq.: Pest-Pilis-Solt-Kiskun 554,10 (di cui 62,4 nel comune di Kecskemét); Zala 173,51; Heves 169,63; Tolna 148,47; Somogy 126,56; Barania 112,67; Bàcs Bodrog 103,09. Il territorio produttivo, con un decreto del 1924, è stato diviso in 17 regioni vinicole. La produzione di mosto, che si aggirava nell’anteguerra sui 2 milioni di ettolitri, è stata, nel quin-