89 torna nel villaggio dove ha la famiglia, d estate si ripara dal vento o dal sole troppo cocente con dei cannicci (ungh. cserény) o con un primitivo stecconato di assi, dove c’è posto per lavarsi e per dormire. 1 giovani preferiscono però riposarsi anche di notte all’aperto, avvolti nei grandi mantelli. Segue nella scala dei pastori il custode dei buoi {gulyós, pron. gùjasc) che non va a cavallo, ma a piedi ed è munito d’un lungo bastone. Rango inferiore hanno il pecoraio (juhasz) e il custode dei maiali {kpndós). Questi ultimi si muovono meno e hanno capanne coperte di canne con argilla, fatte senza finestre; spesso abita con loro anche la famiglia. I pecorai vanno talora in sella a un asino e portano con loro un grosso mantello di cuoio {suba). Le ore d'ozio impiegano a intagliare, spesso con motivi artistici, bastoni od oggetti di cuoio. Il 20 giugno d’ogni anno, presso un’osteria {Nagy csarda) posta al limite orientale della puszta, si svolge una celebre fiera. L’entità del bestiame a pascolo nella puszta Hortobàgy, avanzandosi ormai sempre più l’aratro ai margini di essa, tende tuttavia a diminuire (17,5 mila bovini nel 1909 e 11 mila nel 1923; 27,5 ovini nel 1909 e 23 mila nel 1923). Lo stato ha in questi anni, come del resto già prima della guerra, appoggiato l’allevamento bovino, sia col migliorare la razza, sia agevolando l’esportazione. Dal 1880 si cominciarono a curare le razze locali, resistenti al clima arido e molto adatte al lavoro, mentre per il latte e la carne si introdussero tipi di razza olandese. In quel tempo sono sorte anche le