67 confini. La letteratura su questo argomento è naturalmente vastissima, ma non sempre sufficientemente obbiettiva. Gli Ungheresi, per sostenere i loro diritti hanno presentato un voluminoso materiale al Congresso per la pace, hanno costruito gran numero di carte etnografiche e linguistiche (in base però ai dati del 1910), anche a scala molto dettagliata (300 mila; note soprattutto quelle di Kogutovicz e di Te-leki), e, dopo la campagna a loro favorevole di Lord Rothermere, hanno intensificato la propaganda per la revisione delle frontiere ungheresi. Si veda la maggior parte delle opere più importanti su questo argomento commentate in un volume di A. Dami {La Hon-grie de demain. Critique des programmes revision-nistes, Parigi, Delpeuch, 1932); in esso si propone anche una nuova linea di frontiera la quale tien conto delle principali necessità economiche e di difesa. Alla Rutenia e alla Slovacchia orientale dovrebbe essere inoltre concesso un plebiscito, mentre della zona abitata dai Siculi si dovrebbe costituire un territorio autonomo. Tra Ungheria e Romania una serie di contese si è avuta anche per la cosidetta questione degli optanti. Avendo infatti il trattato di Trianon concesso facoltà agli Ungheresi dimoranti negli stati contermini di restare Ungheresi, un certo numero di essi ne ha approfittato ( = optanti); costoro, essendo spesso grandi proprietari di terre, si videro assai danneggiati dalla riforma agraria decisa dai Romeni nell’assemblea di Iashi e approvata con decreto 16 luglio 1919, e