88 l’allevamento viene fatto generalmente in modo estensivo, lasciando il bestiame in quelle zone sterili (ungh. puszta) dove per la mancanza d’acqua o per gli affioramenti di sale il terreno non è altrimenti trasformabile. Note a questo riguardo sono soprattutto la puszta Hortobagy a ovest di Debrecen. vasta 860 kmq., e la puszta Bugac a sud-ovest di Kecskemét. Percentuali superiori a quelle medie dello stato si Hanno solo nei comitati di Szabolcs (96.961 capi; 20,9 per kmq. e 241,5 per 1000 ab.) e Szatmar^Bereg (rispettivamente 53.526; 25,7; 350,9). Nella puszta Hortobagy (che prende il nome da un piccolo corso d’acqua affluente del Berettyo, che è affluente a sua volta del Kòròs, ed è attraversato da un lungo ponte a 9 arcate costruito già nel 1818) gli animali vivono per 7-8 mesi all’aperto. Vi sono tuttavia 15 rimesse con boschetti d’acacia e molti ripari (ungh. karàm), specialmente per le pecore, fatti a forma di T. La vita della puszta è tutta regolata da un complesso di norme tradizionali, con un misto di caratteri folkloristici ed economici. Il custode di cavalli (csikós; pronuncia cikosc), che ha rango più alto, veste di solito un camiciotto azzurro, un paio di pantaloni stretti, gli immancabili stivaloni sul piede nudo, un cappello nero; tiene una lunga frusta, una cintura con tasche per il tabacco, mentre il laccio è attaccato al collo del cavallo. Di festa indossa una camicia bianca, larga, con molte pieghe, un corsetto nero con bottoni d’argento, un mantello (ungh. sziir) artisticamente guarnito. D’inverno ri-