33 grafia superficiale, in modo che la zona costituisce una piattaforma uniforme senza scolo, spesso arida e con laghetti salati (come nella steppa di Bugac, che rappresenta ancora un tratto del paesaggio originario quale era prima della colonizzazione dell’uomo); altrove invece, per mezzo dello scavo di pozzi artesiani (cominciato su grande scala a partire dal 1866 per iniziativa di Guglielmo Zsigmondy) è stato possibile trovare l’acqua a poca profondità, in modo da trasformare in ridenti frutteti queste sterili plaghe (steppa di Kecskemét). Con acacie sono state invece fissate le sabbie dove prima le dune erano mobili e alcune zone paludose sono state via via prosciugate. Alquanto diversa e meno uniforme è la zona ad est del Tibisco, dove si possono distinguere, pur nella stessa monotona pianura, aspetti diversi. L’angolo di nord-est è una piattaforma alluvionale (Bodrogkòz) un tempo paludosa, ora fertile e fruttifera. Segue verso sud il Nyirség (paese delle betulle), vasta regione sabbiosa (4000 kmq.), sovrastante al loss, simile alla steppa di Kecskemét, ma coltivata invece intensamente a nord a patate, al centro a tabacco, a sud a segale. Alla steppa di Bugac fa riscontro qui, a sud-ovest, quella di Hortobàgy, ampia 860 kmq., dove la vita pastorale ungherese si è ancora conservata nei suoi tipici aspetti. La restante regione tra Koròs e Tibisco (Nagy Kunsdg o Grande Cu-mania) e tra Kòròs e Maros, con letti di corsi d’acqua abbandonati, meandri morti, coni di deiezione in 30-3