122 chine e apparecchi elettrici, frumento, libri e giornali. Negli ultimi anni (1929 e 1930) la bilancia commerciale è risultata attiva in favore dell’Ungheria negli scambi con l’Austria (175 e 158 milioni di pengò di attivo), l’Italia (24,6 e 75,7), la Svizzera (13,7 e 18,2), l’Inghilterra (7,2 e 24,1), la Jugoslavia (7,4 e 9,9); è risultata invece passiva con la Germania (91,3 e 81,8), la Cecoslovacchia (58,6 e 25,8), la Romania (49,1 e 44,4), gli Stati Uniti (37,6 e 35,2) e l’Olanda (1,0 e 16,1). L’aumento delle esportazioni dall’Ungheria verso l’Italia (agevolate dal trattato commerciale del 4 luglio 1928) appaiono anche dalle statistiche italiane, che mostrano come esse siano passate da 188 milioni di lire nel 1929 a 304 milioni nel 1930 (ma solo 145 milioni nel 1931), mentre le esportazioni dall'Italia verso l’Ungheria appaiono diminuite da 116 a 103 milioni e 88 nel 1931. Nel 1930 abbiamo comperato in Ungheria 907 mila q.li di frumento e 177 mila quintali di segala; nel 1931, 45 mila bovini e 78 mila quintali di patate. Queste notevoli oscillazioni, che sono in rapporto con i raccolti, mostrano da sole quanto instabili siano ancora i rapporti commerciali ungheresi. Secondo le nostre statistiche, tra le merci importate in Italia dall’Ungheria nel 1931, oltre ai bovini (57,5 milioni) e alle patate (18 milioni), le principali erano le seguenti: pollame vivo (22 mila q.li per 10 milioni), frumento (13 mila q.li per 8,5 milioni), semi di colza e di ravizzone (52 mila q.li per