100 zucchero e le farine, alimenta una notevole esportazione, è essa pure in aumento (378 mila ettolitri nel 1929 e 417 mila nel 1928, contro una media di 243 mila nel quinquennio 1921-25). Le fabbriche di birra, che devono ricorrere all’estero specie in Slovacchia per approvvigionarsi di materia prima (luppolo), sono in tutto 10, di cui 5 con produzione superiore ai 10 mila ettolitri e 4 con più di 100 mila; la maggiore è quella di Kobànya che impiega 500 operai. La produzione complessiva risulta di 600 mila ettolitri (per l’88.% nelle fabbriche di Budapest e dintorni). Un’industria tradizionale che nel dopoguerra appare in regresso è la lavorazione di carne suina. Infine è da ricordare la lavorazione di tabacco, che è, invece, in fiorente sviluppo, avendo confezionato nel 1929 119 mila quintali di prodotto lavorato. Esistono 11 grandi manifatture (le maggiori a Salgótarjan, Eger, Miskolc, Debrecen), che impiegano 7000 persone. Nel 1929 sono stati prodotti 47 mila quintali di tabacco da pipa superiore, 44 mila di tabacco da pipa ordinario, 6 mila quintali di sigari e 22 mila di sigarette, per un valore di 150 milioni di pengó, di cui il 54,7 % è risultato di guadagno netto per lo stato (consumo medio annuo: 17,3 pengó a persona). Se l’industria connessa con l'agricoltura trae dalle condizioni di questa le basi della sua esistenza e i limiti della sua espansione, prospettive di maggiore sviluppo ha l’industria dei metalli, l’industria chimica e quella tessile. L'industria dei metalli risulta già attiva: mentre