180 e VII: « II problema delle minoranze ») e di A. SlMEONl e G. Bucchi (Trianon calvario d'Ungheria, Roma, Sapien-tia, 1931, pag. 306). È da vedere anche il volume di F. Eckhart, Storia della Nazione Ungherese. (Traduzione di R. Mosca, Milano, Corbaccio, 1929, pag. 277). Per la storia dei rapporti tra Italia e Ungheria nel Rinascimento resta {ondamentale la classica opera di A. Berzeviczy, Beatrice d’Aragon (Parigi, Champion, 1911-12, 2 voli.). Pure in francese si possono vedere le monografie divulgative di L. LÓCZY (La Hongrie géographique, économique et sociale, Budapest, Patria, 1919, pag. 116) e di L. Buday (La Hongrie après le traiti de Trianon, Parigi, 1922, pagine 300), le quali sono tuttavia ormai quasi prive d’ogni utilità riferendo esse soltanto i dati dell’anteguerra. Conserva invece ancora un qualche valore per le belle e copiose illustrazioni il grande volume preparato, per incarico delle Ferrovie dello Stato, da A. Kain (La Hongrie, Budapest, Herdély, 1910, pag. 400). Molto materiale, per quanto sempre riguardante l’Ungheria prebellica, hanno pure i tre volumi redatti da E. CHOLNOKY per illustrare alla conferenza della Pace i desiderata ungheresi (Les ne-gotiations de la Paix hongroise, Budapest, Ministero degli Affari Esteri, 1920); è acclusa ad essi anche una grande carta etnografica dell’Ungheria, compilata da P. Teleki. Ben condotto è poi il capitolo suU'Ungheria, che forma la V parte dell’opera di E. De Martonne, L'Europe Centrale (Collezione « Geographie Universelle », Parigi, Colin, 1931, pagg. 505-32). Più copiosi e più utili sono gli scritti in lingua tedesca e fra essi troviamo anche qualche buona descrizione geografica. Oltre alla vecchia opera del SuPAN (Oesterreich-Ungarn, in Kirchoßs Länderkunde von Europa, Vienna, Tempsky, 1889, pag. 356), ai volumi, ricchi di molto mate-