117 risulta l’acquisto di pelli gregge e lavorate (circa 45 milioni di pengó ogni anno; 4,8 % delle importazioni nel 1930), che l’Ungheria, malgrado il notevole patrimonio bovino ed ovino, è costretta a procurarsi all’estero, per il fatto che vende di preferenza bestiame vivo. Tra gli altri oggetti importati in quantità rilevante dobbiamo ancora ricordare il tabacco (intorno a 30 mila q.li per circa 20 milioni di pengó), i metalli greggi (1930: 175 mila q.li per 20 milioni), gli oggetti di ferro (in notevole diminuzione: da 152 mila q.li nel 1927 a 78 mila nel 1930, per un valore che è diminuito da 19 a 13 milioni), le frutta ed agrumi (in media per 10 milioni). Tutte le merci fin qui ricordate comprendevano nel 1930 circa il 64 per cento delle importazioni; il resto comprende un numero grandissimo di altri articoli, tra cui seguono i vetri e oggetti di vetro, il minerale di ferro (da 4 a 5 milioni di q.li ogni anno), il caffè (36 mila q.li), la juta (per sacchi), gli articoli di gomma, i tessuti di seta, il riso. Nelle importazioni del 1930 il 39,4 % era costituito da materie prime, il 23,1 da prodotti semilavorati, il 37,5 da articoli lavorati (45,1 nel 1927). Il 25,8% (21,4 nel 1927) era rappresentato da prodotti dell’agricoltura, selvicoltura e pesca, il 15 % (12 nel 1927) da prodotti di miniere e altiforni, il 59,2% (66,6 nel 1927) da prodotti industriali. Per quanto riguarda le esportazioni è di gran lunga al primo posto il bestiame da macello e da lavoro, che costituiva per valore 1*11,6% delle esportazioni nel 1927, il 10,5 nel 1928, il 14,6 nel 1929 e il 20,6 nel