— i4 — Il decreto 13 Maggio 1410 che determinava i prezzi delle monete in circolazione nella lombardia veneziana attribuì alla lira imperiale, propria dei territori bresciano e bergamasco, un valore corrispondente a due lire venete (l). Tale rapporto deve essersi conservato costante, perchè il Mariani nella sua Tariffa perpetua del 1567 fa menzione ' di una lira bresciana eguale a due lire venete (2). 5. - Lirazza o da trenta o Pittona. - Col nome di lirazza venivano appellate, nei giro dei secoli, varie monete, solo perchè oltrepassavano il valore della lira senza arrivare al valore delle due lire. Negli ultimi tempi della Repubblica si chiamò lirazza o pittona il da trenta. La prima Osella stampata dal Doge Antonio Grimani (1521-1523) valeva tre Marcelli, cioè soldi 30; perciò 1’ Osella si chiamò anche il da trenta Grimani. Il suo valore estrinseco fu sempre di 30 soldi, quindi lire de piccoli 1 l/2 ; dovette perciò col tempo diminuire il suo valore reale, al pari della lira veneta. Anzi in tale diminuzione superò la stessa lira, perchè alla caduta della Repubblica pesava carati 36 (grammi 7.453) al titolo di 392/1000; aveva quindi di fino soltanto carati 14 x/(, (grammi 2.91 1), mentre la lira veneta aveva di fino (') La lira imperiale nel 1410 aveva d’argento grammi 27.88 al titolo di 625/1000, cioè grammi 17.425 d’argento puro; la lira veneta di conto pesava grammi 8.695 al titolo di 965/1000, cioè grammi 8.391 d’argento puro. ('■’) La lira bresciana del Mariani doveva essere una lira locale diversa dalla lira imperiale, perchè nel 1567 la lira imperiale pesava grammi 6.852 al titolo di 910/1000, cioè grammi 6,235 d’argento puro, mentre la lira veneta pesava grammi 5.305 al titolo di 948/1000, cioè grammi 5.029 d’argento puro: il rapporto perciò non era da 2 ad 1, bensì da, 1.175 ad 1.