— 65 — Pontefici negli anni posteriori fino al 1534, mantennero sempre lo stesso peso e la stessa purezza. Gregorio XI lo battè a Bologna, nel 1370, chiamandolo bolognino d'oro. Alessandro V, nel 1409, incominciò a coniare il pezzo da due fiorini d’ oro di doppio peso e valore. Eugenio IV (1431-1447) cominciò a chiamarlo ducato d'oro; e Calisto V (1455-1458) zecchino d'oro. Sisto IV (1471-1484) coniò il pezzo da 14 zecchini, chiamato doblone da 14 zecchini, di grammi 49.451, in esatta corrispondenza con lo zecchino, ed il pezzo da due zecchini di doppio peso e valore. Nel 1525 Clemente VII coniò il doblone da 10 zecchini del peso (grammi 35.322) e valore corrispondente. Nella sua origine il fiorino venne valutato ad una lira, ragguagliata a centesimi 14.95 della lira di Leone III ; diminuendo il valore della lira, aumentò il fiorino, o bolognino, o ducato, o zecchino necessariamente il suo valore, cosicché alla fine del 1 700 era asceso a lire romane 11.1596, cioè paoli 22.3192. Dopo Paolo III (1534-1549) lo zecchino non fu più coniato fino a Benedetto XIII (1724-1730) che nel 1729 coniò lo zecchino romano del peso di grammi 3.425, sempre di oro purissimo. I successori Pontefici coniarono, oltre lo zecchitio, i due zecchini, il mezzo zecchino ed il quartino d'oro o scudino d'oro (J/4 di zecchino) con la stessa purezza d’oro e di peso proporzionato esattamente. Nel 1740 il quartino valeva 50 baiocchi o paoli 5; quindi lo zecchino valeva 20 paoli. Pio VI coniò, per ultimo, il mezzo zecchino del peso relativo allo zecchino di Benedetto XIII, tariffandolo nel 1796 ad 11 paoli; perciò lo zecchino romano era tariffato ad 11 lire romane, cioè a 22 paoli. Il suo valore reale, però, alla fine del 1700, era di lire romane 10.8215, cioè paoli 21.643.