— 56 — di Urbano V avevano diminuito il loro valore reale, che era divenuto rispettivamente di soldi 3 3/4 e 1 ®/9. Eugenio IV (1431-1447) coniò il carlino da 10 soldi, d'argento puro, di grammi 3.728, svalorizzando nuovamente la lira che discese a centesimi 2.03 della lira di Leone III ; coniò nuovamente il grosso e mezzo grosso col peso e titolo dato da Innocenzo VI, le quali monete, per la nuova svalutazione della lira, aumentarono rispettivamente il loro valore reale in soldi 4 8/9 e soldi 2 4/9- Nicolò V (1447-1455) aggiunse il conio del quarto di grosso da soldi 1 ‘/4 0 quattrini 5, del peso di grammi 0.441 al titolo di 958/1000 e del valore reale di soldi 1 ‘/ circa. Calisto III (1455-1458) rinnovò il carlino di Eugenio IV e coniò il grosso, aumentando il peso (grammi 2.236) ed abbassando il titolo (833/1000); con ciò il grosso ebbe il valore reale alla pari con l’estrinseco : soldi 5. I successori Pio II (1458-1464) e Paolo II (1464-1471) coniarono il cattino di grammi 5.007, il grosso di grammi 2.503 ed il mezzo grosso di grammi 1.252, tutti al titolo di 958/1000 e del valore reale pari all’estrinseco. Con ciò valorizzarono nuovamente la lira, riportandola alla valuta di Urbano V. 3. - Lira romana e sottomultipli. - Sisto IV (1471-1484) può essere chiamato a ragione il riformatore della moneta romana. Coniò per primo la lira, quale moneta effettiva, del peso di grammi 7.849 al titolo di 917/1000, riducendone cosi il valore reale a centesimi 1.96 della lira di Leone III. Su questa base lo stesso Pontefice ed i suoi succes- sori, fino al 1522, coniarono le monete sottomultiple allo stesso titolo, di peso esattamente proporzionato, e quindi del valore reale alla pari con l’estrinseco.