stormire delle foglie, e piegava i rami per ¡sbatterne i frutti, e più ne chiedeva che la coltura prestata non si meritasse» (N. Tommaseo, Di G. P. Vieusseux e dell'Italia). E con affetto e riconoscenza annoverava i meriti, esaltando il cuore dell’amico Vieusseux, illustre Direttore del giornale, che aveva spesso giovato anche a coloro da’ quali « non poteva sperare nè decoro nè utilità ». E n’esaltava sopratutto lo spirito civico, rammentando una circostanza, dove improvviso il Nostro desta un ricordo, un nome, con semplicità e forza che dà fremiti : « Rammenterò come un bel giorno passasse da Firenze un giovane nizzardo che profugo andava in America; e si presentasse a Giampietro Vieusseux. Circa trentanni dopo un signore fiorentino, frugando ne’ suoi fogli, ritrova una lettera d esso Vieusseux la quale dice : « Ho dato a un profugo anche per conto vostro. Il nome suo è Garibaldi » (Di G. P. Vieusseux e dell' Italia). . . * * * Le polemiche ch’ebbero tanta parte nella vita del Nostro e che non gli fruttarono certo o lucri - 48 -