Logica questa altissima che viene a far parte dell’ etica, la quale deve presiedere ad ogni filosofia. Un principio morale che il Nostro opponeva così agli indirizzi scientifici d’oltralpe, che con eccessive distinzioni delle facoltà o forme della mente venivano a rompere l’unità dello spirito, salvaguardia della retta ragione e dell’indipendenza umana, minacciate allora da un idealismo tiranno che « rendeva passiva la mente, appunto per volerla far troppo attiva ». Assertore del libero arbitrio che sorge da una passività docile alla natura, ei combatteva pertanto la filosofia Kantiana, la quale distruggendo il senso con le categorie pure, distruggeva la libertà dello spirito, « perchè togliendo l’attività che da’ sensi proviene riduceva l’attività dello spirito ad una specie di movimenti prestabiliti e fatali ». Reagiva d’altra parte contro lo scetticismo Volteriano, che contribuì all’ironismo romantico e al pessimismo, poiché negando le cause finali delle cose, del mondo, negava l’amore, che nell’interpretazione del simbolo, del significato più recondito degli indizi, era il solo a dare un ideale significato alla vita. « Voltaire sopprimendo le cause finali, ci aveva un fine ; se no, non le avrebbe soppresse : l’aveva esso e nega che la natura l’avesse ; 13 -