sofo a creare nella mente il giudizio, la sintesi « a priori ». La passività e l’umiltà, i fattori determinanti la sapienza vera nell’uomo ; poich’ egli considerando le cose in quanto destano più o meno intensamente le sue impressioni, ha modo di stringere un’intima comunione tra sè e la realtà fenomenica che gli si erge come un limite provvido nella forza sua, e al quale egli s’umilia senza avvilirsi. Pertanto, dice il Nostro, a quest’unico punto si può recare tutto il sapere umano, intendendo così negare all’uomo la possibilità di un vaglio ipotetico che modella nella mente le cose in falso. Metodo cioè questo parziale, mentre il valido non può essere che intero, comprendere il subbietto e l’obbietto, vale a dire questo universo che vive di leggi ignote ma che l’uomo ricetta nell’animo allorché contemplando s’ accende d’ amore. Il processo deve tendere ad una unità quadrata nell’ambito aureo de’ limiti, i quali muovono l’intelletto a ragionare con la sanzione del cuore, mediante un sillogismo che pone acconciamente il caso particolare nei suoi limiti generali, dandoci così la cognizione dei fenomeni, un senso e un presentimento dell’assoluto più certo e più fecondo, che non l’astratta ed arida nozione scientifica. - 12 -